sabato 25 giugno 2011

Fotografia dell'Italia

Sono convinto che con la fine di Berlusconi non finisce il berlusconismo, in particolare nella sua accezione di soggettivismo etico. E peraltro lo stesso opinionismo genera dei leader; guardi cosa è successo a Milano e soprattutto a Napoli…il problema vero, però, è che i Sindaci vincono le elezioni, divengono leader e poi si ritrovano disperatamente soli, senza punti di riferimento, senza sezioni di partito, senza associazioni e quindi senza soluzioni.
... Credo che il Paese non si sia mai smarrito, perché negli italiani ha sempre prevalso un sano egoismo interiore. C’è soprattutto da ricostruire una dimensione etica. Deve preoccupare la devastazione antropologica a cui siamo arrivati, il menefreghismo dilagante, il “lelemorismo” radicato, la curiosità morbosa sul sesso, l’interesse fuori controllo al gossip, al pettegolezzo, all’intrattenimento puro…
... Certo la partecipazione al referendum esprime un atteggiamento civico, ma le assicuro che la gran parte di coloro che sono andati a votare, sono tornati a chattare! Pensi che per gli italiani che usano la rete, il tempo medio di intrattenimento è 29 secondi…in 29 secondi non si costruisce nemmeno un pensiero, si soddisfa semmai una mera curiosità!...
Giuseppe De Rita, dall'intervista su L'Inkiesta Il berlusconismo sopravviverà a Berlusconi

giovedì 2 giugno 2011

Parole di conforto

In questi giorni stiamo cercando un senso alle cose accadute. E una consolazione, un conforto reciproco. Nulla è certo, pensavo e dicevo, ci regge una speranza. Una speranza che le cose accadute abbiano un senso.
Mi soccorre nel dirlo questa riflessione, ricordata da un libro di Erri De Luca, Alzaia.

"Tornate alla fortezza, prigionieri della speranza" è scritto in Zaccaria (9, 12) per annuncio di salvezza. La parola ebraica speranza è tikvà, che vuol dire anche corda. “Tornate alla fortezza, prigionieri della corda“ è la traduzione possibile del verso, che così richiamerebbe l’immagine di una liberazione di detenuti sciolti materialmente dai legami. L'ebraico muove sempre dalle cose concrete. Solo a forza di usare la parola corda essa diventa anche speranza. E' bello per me che la speranza abbia un’anima di corda. Essa trascina, lega, consente nodi, può spezzarsi...
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Quando nell’Eneide Virgilio scrive: spes sibi quisque, ognuno sia speranza a se stesso, esclude funi e soccorsi. E’ la raccomandazione adatta a un alpinista impegnato in una solitaria integrale. Nella parola tikvà c’'è invece il senso di essere qualcuno e qualcosa che non lascia soli. Non sempre la speranza mostra la sua fibra di canapa ritorto, resistente. Però è bello sapere che essa ha quella tenacia d’origine. (pag. 31)

mercoledì 1 giugno 2011

Ciao bella mia

Stamattina saluteremo la nostra piccola Maria Karola. E' arrivata troppo presto e non ha avuto la forza di sopravvivere. Sognavamo di lei e per lei. Non sarà così. Ci ha però lasciato il dono di esserci, per poco, ma di esserci, con un corpicino e un nome. E con noi resterà per sempre.