Ai vescovi riuniti per il Sinodo sul Medio Oriente a Roma il nunzio in Libano, monsignor Edmond Farhat, ha comunicato che Israele è la causa di ogni male in MO ed è il motivo - alla fine di tutto - per cui ...dall'Iraq alla Turchia, al Pakistan fino all'India, le vittime si sono moltiplicate. Si tratta sempre di innocenti e di servitori volontari: monsignor Luigi Padovese e don Andrea Santoro in Turchia, l'avvocato assassinato con la sua famiglia in Pakistan, monsignor Claverie e i religiosi e le religiose in Algeria, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli innocenti, assassinati durante la guerra del Libano...
Ma non è l'unico, il prelato libanese, a pensarla così. La posizione della Chiesa di Roma sulla questione del MO è ben nota. E in occasione del sinodo si segnalano diverse iniziative in questo senso.
A me rimane qualche domanda, che porrei volentieri ai Signori Vescovi riuniti a Roma.
In considerazione del ribadito desiderio e dei continui sforzi del Vaticano (e della Chiesa, delle Chiese cristiane tutte, direi) di agire per tutelare anzitutto le minoranze cristiane che sopravvivono difficoltosamente in quei Paesi, come essi si pongono di fronte agli appelli coraggiosi (e sopra le parti, questi si) che giungono dai cristiani nei Paesi islamici?
Ancora, come si pongono di fronte agli incontrovertibili dati che documentano un sostanziale aumento della popolazione di fede cristiana solo in Israele?
O la posizione della Chiesa sul conflitto dipende da altro?
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