L’antropologia del commentatore compulsivo è ormai abbondantemente nota e studiata, e discende da quella dello scrittore compulsivo di lettere ai giornali: alla fine non fa male a nessuno, ma ti chiedi perché la tua quotidiana attenzione a riempire questo blog di cose che ai tuoi occhi siano almeno sensate e dignitose debba essere gravata da parole e frasi che con te e con quel tentativo di qualità non hanno niente a che fare: ed è evidente che al commentatore ragionevole passa la voglia quando gli sembra di essere entrato nel cortile dell’asilo.
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