giovedì 25 febbraio 2010

Il paradosso

A proposito della storia dell'asilo di Goito, provincia di Mantova, dove l’iscrizione dei bambini da parte delle famiglie è legata a un preambolo in cui si legge che la scuola accoglie i bambini regolarmente iscritti dalle famiglie e persegue finalità educative e di sviluppo della loro personalità in una visione cristiana della vita, possiamo ricordare che in Terra Santa, nelle scuole cristiane gestite dalla Custodia francescana, ben altro contesto storico e politico dunque, accorrono anche giovani di altre religioni, soprattutto musulmani.

giovedì 18 febbraio 2010

Il Paese televisivo

Sanremo è tra le cose peggiori che questa nazione produce. Intanto, non rappresenta assolutamente la produzione musicale italiana. I buoni musicisti non ci vanno, anche perchè il meccanismo dell'eliminazione è assurdo e anti-artistico (d'altro canto, è pur vero che lì arte non ce n'è).
Resta solo la tv, la valenza televisiva. Di valore molto dubbio. E' un gran carrozzone, di cui tutti parlano perchè qui si campa di televisione. La tv è l'Italia. L'Italia è la tv. Quello che non passa in tv, non esiste!

martedì 16 febbraio 2010

Spie

Tira ancora il vecchio Mossad, evidentemente. Omicidio a Dubai di un palestinese eccellente e il servizio israeliano, ovvio, è l'accusato. Lo scrive il Corriere. Ma se si legge il pezzo si capisce che le ipotesi sono ben altre.

lunedì 8 febbraio 2010

Palla al piede

Mezz'ora di SuperBowl in tv mi hanno indotto a fare alcune considerazioni. Il calcio è un'altra cosa. Continuità, intensità e immediatezza del gioco, anzitutto. Li, un'azione di 5-6 secondi e una pausa di 3 minuti. Qui, se il gioco si ferma quaranta secondi andiamo fuori di testa (e l'arbitro alla fine deve recuperare sennò se lo mangiano vivo).

E un mare di gente in campo. E un mare di regole. Poi, immaginate Totti, durante la partita, inquadrato a guardarsi le foto dall'alto delle sue azioni, forse per verificare un passaggio o uno schema, come uno dei giocatori, ieri sera.

E la filosofia di fondo non scordiamocela. Lì è il più forte che vince, sempre. Nel calcio no, ti basta un tiro in porta e puoi battere il Brasile.

Dai, quello sarà un grande spettacolo, ma il pallone è proprio un'altra cosa.

Fenestrelle

A commento di questo post di Natale Zappalà, Gianni Golotta scrive.

Complimenti a Zappalà. Lo invito ad insistere ed intanto offro alla lettura questo documento inviatomi da Franco Capomolla: "Storia e descrizione di un lager sconosciuto".
"Ognuno vale non in quanto è, ma in quanto produce"
Questa è l’iscrizione che il visitatore può leggere ancora oggi su un muro della fortezza, entrando a Fenestrelle.
Fenestrelle è appunto una fortezza ubicata sulle montagne piemontesi dove, dal 1860 al 1870, furono deportati migliaia di meridionali che si opposero all'unità d’Italia e alla colonizzazione piemontese. Gli internati erano soprattutto poveri contadini ed ex soldati borbonici, i quali morirono di stenti e vessazioni perpetrati da chi si reputava un liberatore!
Al tempo si trattava di un insieme di forti, protetti da altissimi bastioni ed uniti da una scala, scavata nella roccia, di 4000 gradini. Era una gigantesca cortina fortificata resa ancor più spettrale dalla naturale asperità dei luoghi e dalla rigidità del clima.
I prigionieri erano assassini, sacerdoti, giovanetti, vecchi, miseri popolani e uomini di cultura. Senza pagliericci, senza coperte, senza luce sopravvivevano in condizioni disumane, perfino i vetri e gli infissi venivano smontati al fine di rieducare con il freddo i segregati. Laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei.
Pochissimi riuscirono a sopravvivere: la vita in quelle condizioni non superava i tre mesi, anche perché spesso i carcerati venivano uccisi arbitrariamente, o solo per aver proferito ingiurie contro i Savoia. Dunque nessuna spiegazione logica era alla base della loro misera prigionia e molti non erano nemmeno registrati, di conseguenza non si può avere oggi un preciso riscontro del numero dei morti, processati e non, e quindi delle motivazioni logiche di quanto accaduto.
E proprio a Fenestrelle furono vilmente imprigionati la maggior parte di quei valorosi soldati che, subito dopo la resa di Gaeta, sarebbero dovuti essere liberati al termine delle ostilità. Dopo sei mesi di eroica resistenza dovettero, invece, subire un trattamento infame: vennero disarmati, derubati di tutto e vigliaccamente insultati dalle truppe piemontesi.
Infine, i detenuti tentarono di organizzare una rivolta il 22 agosto del 1861 per impadronirsi della fortezza, ma fu scoperta in tempo ed il tentativo ebbe come risultato l'inasprimento delle pene tra cui la costrizione di portare al piede palle da 16 chili, ceppi e catene.
La liberazione, dunque, poteva avvenire solo attraverso la morte ed i corpi (non erano ancora in uso i forni crematori) venivano disciolti nella calce viva, collocata in una grande vasca.

mercoledì 3 febbraio 2010

Se cala l'occupazione

Da Mimmo Lopresto ricevo e pubblico

Si fa sempre più pesante la situazione dell’occupazione in Italia. Sono di questi giorni le notizie sull’intensificarsi di manifestazioni di protesta di molti lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro e di migliaia di lavoratori che potranno essere messi in cassa integrazione. I casi più noti si riferiscono alle vicende degli stabilimenti dell’ALCOA in Veneto e in Sardegna, dell’OMSA di Faenza, della FIAT di Termini Imerese, ma il problema è purtroppo molto più diffuso. Si apprende che anche nel Porto di Gioia Tauro c’è il rischio di cassa integrazione per 400 lavoratori.

La situazione è drammatica tanto che anche il Papa, durante l’Angelus di domenica scorsa, ha sentito l’esigenza di scendere in campo per sottolineare le gravi conseguenze della crisi sui posti di lavoro e lanciare un appello a governanti e imprenditori per fare il possibile per difendere l’occupazione.

I fatti sono eloquenti, e la loro gravità è stata recentemente confermata da rapporti sindacali e da indagini statistiche. Secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione a dicembre 2009 è salito all’8,5%, in crescita dell’1,5% rispetto allo stesso mese del 2008 e dello 0,2% rispetto a novembre 2009. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita al 26,2% (+ 3% rispetto al 2008). Inoltre, il tasso di occupazione è pari al 57,1% (- 1,1% rispetto a dicembre 2008), mentre il numero delle persone in cerca di occupazione è superiore del 22,4% rispetto al mese di dicembre 2008.

L’allarme è confermato dalla Cgia di Mestre secondo cui l’aumento maggiore dei disoccupati è riscontrabile in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto e dal Centro Studi di Confindustria che non ha lasciato intravedere alcuna inversione di tendenza e ha calcolato che il tasso dei senza lavoro, compreso i cassintegrati, sarebbe salito a fine 2009 al 10,1%.

Da uno studio dell’Osservatorio CIG della CGIL è emerso che da ottobre 2008 a dicembre 2009 sono state autorizzate 634.699.339 ore di Cassa Integrazione Ordinaria, 370.384.779 ore di Cassa Integrazione Straordinaria, per un totale di 1.005.084.118 ore di CIG (più di un miliardo!). Nel solo 2009 sono state autorizzate 918.146.733 ore di Cassa Integrazione con un aumento del 311,43% rispetto al 2008 coinvolgendo oltre un milione di lavoratori. “L’alto ricorso alla Cig – secondo questo rapporto – ha rappresentato una difesa dagli effetti della crisi produttiva ma anche il risultato di una crisi profonda che ha investito il nostro apparato produttivo”.

La situazione è quindi pesante e i primi a subire le conseguenze della crisi sono i lavoratori che rischiano il posto di lavoro e con esso la dignità e il sostegno economico e morale alla famiglia, perché, desidero ancora ricordarlo, il lavoro conferisce alla persona la libertà e la dignità. Purtroppo, il fenomeno è tristemente “sottovalutato” da molti mezzi di informazione, soprattutto i notiziari televisivi (tranne il TG3), che evitano di affrontare il problema, preferendo offrire all’opinione pubblica italiana notizie più “ottimiste”. E’ agghiacciante la notizia di ieri del gesto disperato di un operaio che nel bergamasco si sarebbe ucciso dopo aver perso il posto di lavoro.

Alla luce di questi fatti e di questi dati, è veramente difficile non definire irresponsabili coloro che continuano a sostenere che l’Italia è fuori della crisi e che la povertà sia soltanto una percezione.

martedì 2 febbraio 2010

Basta il cuore?

C'è qualcosa che non mi torna nella posizione dell'Italia in M.O. Scopriamo infatti un'ambivalenza sospetta. Da un lato il più volte ribadito legame con Israele, dall'altro il rafforzato (e sottaciuto) asse Roma-Teheran. Dubito che basti il cuore del premier ad assicurare di non essere - come sempre - i soliti italiani.

lunedì 1 febbraio 2010

Soldi e salute

In verità a qualcuno il dubbio sulla faccenda dell'influenza A è venuto. Di ieri quest'inchiesta di Reality, su La 7.