Da Matteo Cacciola ricevo e pubblico
Vorrei iniziare questa mia noticina con un breve excursus dei fatti.
Calabria: appaiono le candidature di Signorello e La Rupa jr, malgradite dal candidato a Presidente della Giunta Regionale Scopelliti, che ne chiede, a posteriori, il ritiro. Ma la cosa non è legalmente fattibile, altrimenti si invaliderebbe la lista. In pratica, se Signorello o La Rupa acquisiscono un numero di preferenze tale da venire eletti al Consiglio Regionale, nessuno può farli recedere e il povero Scopelliti è costretto a tenerseli in Giunta… ops, scusate il refuso, in Consiglio.
Campania: appare in lista il nome di Conte, avvenuta "nottetempo, di nascosto" come candidamente ammette Caldoro (ma allora le firme come sono state raccolte?).
Lombardia: il continuo spostamento nella lista dell'igienista dentale del premier e del massaggiatore del Milan sarebbe all'origine di tutto l'impiccio.
Lazio: il cambio "sottobosco" di capolista e candidati manda oltre tempo massimo la presentazione della lista (altro che panino o lucidi), cosa che fa letteralmente incazzare Rotondi (attuale Ministro per l'Attuazione del programma) mentre manda in brodo di giuggiole persino Bossi (Ministro delle Riforme per il Federalismo) che finalmente può millantare anche superiorità intellettuale nei confronti degli alleati, oltre a fare un danno alla "finiana" Polverini.
Adesso, consentitemi una piccola digressione nel presentare una teoria che ha permesso a Rudolph Giuliani di ridurre esponenzialmente la microcriminalità per le strade di New York negli anni ‘90. È la “teoria delle finestre rotte” (http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_finestre_rotte). Tal teoria, come Wikipedia riporta, si associa al concetto del "dare il buon esempio". Le persone tendono ad adeguarsi, avvicinarsi, preferire situazioni, persone o luoghi a loro stessi affini e se impossibilitati a scegliere tendono a cambiare per uniformarsi. Per cui creare un ambiente di un certo tipo, con finestre rotte per esempio, porta la comunità attigua a distruggere; un ambiente invece ben curato porta la comunità (anche quella non naturalmente "curata") a curare l'ambiente che la circonda. Estendendo il concetto ai comportamenti: una persona aggressiva porterà i "vicini" ad essere aggressivi, una costruttiva stimolerà gli altri ad esserlo altrettanto e così via.
Introdotto quanto sopra, permettetemi di ritornare al punto.
Una democrazia si basa su diritti e doveri, il consenso popolare è rappresentativo e responsabilizzante, non può giustificare che qualcuno abbia più diritti degli altri, e casomai meno doveri... Se, per esempio, giorno 10 Marzo alle ore 12 scadessero i termini per un concorso che mi interessa, nel caso in cui mandassi la raccomandata di partecipazione alle 12:01 di giorno 10 mi accetterebbero la richiesta? Vorrei quindi capire perchè qualcuno che rappresenta milioni di cittadini debba avere più diritti di me che rappresento me stesso. O la dignità di una persona si pesa sulla base del consenso popolare? D'altra parte, nessuno toglieva il diritto al voto a nessun cittadino. Se coloro che si sentono rappresentati dalla PDL non avessero potuto esprimere il proprio consenso verso quella lista, avrebbero dovuto prendersela con chi ha la responsabilità di rappresentarne le convinzioni all'atto delle presentazioni delle liste, non invocare l'ennesima sanatoria. A tal proposito, c'è un'ulteriore riflessione da fare: ci si sarebbe comportati allo stesso modo se fosse accaduto il viceversa, o la sanabilità e la garanzia per milioni di cittadini di dire la loro come l'essenza della democrazia prevede è anch'essa soggetta ad arbitrio?
Proprio per quanto sopra, altra cosa che vorrei portare all'attenzione è il seguente fatto: i primi a mancare di rispetto verso gli elettori della PDL sono (attenzione, uso il presente a bella posta) gli stessi rappresentanti di questo partito. Sapete perchè? Perchè invece di presentare le liste come è loro opportuno dovere al fine di garantire ai propri elettori e simpatizzanti di poter esercitare il proprio diritto/dovere al voto, se ne sono andati a mangiare un panino, o peggio ancora hanno usato il potere in loro mano (la presentazione delle liste per l'appunto) per giocare brutti tiri a candidati interni alla PDL, in un vortice di scontri e, scusate la ripetizione, giochi di potere. La questione, che si vorrebbe spostare verso i termini di cui molti fanno menzione (la presunta pretestuosa protesta delle forze di opposizione, fino ad arrivare all’accusa ad esse mossa di voler vincere a tavolino o di voler imporre il partito unico), è proprio questa: quanto accaduto in Lazio e Lombardia è primariamente una pagina brutta per la PDL. Quindi non spostiamo i termini del discorso. In questi giri di valzer il Presidente del Consiglio, che è Presidente di tutti gli italiani e non solo di quelli che lo hanno votato (Stati Uniti docet), ha usato il potere nelle proprie mani per attuare ulteriori giochi di potere, e riscusate la ripetizione. Perchè, adesso, è fuor di dubbio che la Polverini (leggasi Fini) è altamente in debito con Berlusconi.
A proposito, ho più volte menzionato la parola "dovere": ricordo che la democrazia non è solo fatta di diritti. Purtroppo, dai discorsi che sento fare in giro, e a cui mi dispiace verificare che anche molti giovani nostri compaesani si conformano, i "doveri" non esistono più, solo "diritti".
Onde evitare di dilungarmi troppo e di tediare il lettore, sottopongo una richiesta: per chi volesse, potremmo continuare a parlarne di persona (uso Internet per lavoro, mi viene difficile seguire blog e quant’altro: è una mia limitazione, e chiedo venia). Anche perchè, per iscritto, si può incorrere in fraintendimenti e mal interpretazioni. Ad esempio, si può mal interpretare il fatto che qualcuno sia oggettivo ed obiettivo, mentre io sia fazioso e falsamente democratico. La qual cosa è scocciante. Ma sono sicuro di aver ancora una volta frainteso...
Concludo con una domanda: è giusto intimidire il Presidente della Repubblica sventolando la minaccia della piazza? Corsi e ricorsi storici.
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